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Libri Santuario "S"

Il Santuario > Pompei tra Cronaca e Storia > Libri del Santuario

*Settantanove A.D.Course for Pompeii - Inquiry on the death of an Admiral

(di: Flavio Russo e Ferruccio Russo)

Volume bilingue realizzato per conto della Componente Marittima del Comando Alleato di Napoli, in tiratura limitata e fuori commercio.

Traduzione a cura di Jo Di Martino.

*Storia Artistica della Basilica di Pompei

(di: Carmine Tavarone)

Un viaggio nella meraviglia

Il docente e storico dell’arte Carmine Tavarone pubblica la «Storia artistica della Basilica di Pompei. Immagini religiose e visioni del “meraviglioso” dal 1884 al 1942». La prefazione è stata curata dall’Arcivescovo di Pompei, Monsignor Tommaso Caputo.
«Storia artistica della Basilica di Pompei. Immagini religiose e visioni del “meraviglioso” dal 1884 al 1942» è il titolo dell’ultima pubblicazione del docente e storico dell’arte Carmine Tavarone, che manda alle stampe un doppio volume in cofanetto per le Edizioni Santuario di Pompei. L’opera – scrive l’Arcivescovo della Città mariana, Monsignor Tommaso Caputo, nella sua prefazione – «è un vero e proprio scrigno di informazioni per ricostruire un quadro storico di un lungo tempo che va dall’ottobre 1872, data dell’arrivo di Longo nell’allora Valle abbandonata, fino a oggi». È vero che l’Archivio del Santuario custodisce una miniera di notizie che ci consentono di conoscere nel dettaglio anche gli aspetti più minuti della storia del Tempio, della Città che si forma intorno all’Edificio sacro, delle Opere di carità, del Beato Bartolo Longo e di tutti i protagonisti di una storia straordinaria dove Cielo e Terra, immanente e soprannaturale, si fondono in una sintesi mirabile. Ma è altrettanto vero che, come riconosce lo stesso Prelato, «in questa miniera di riferimenti, dati, parole, racconti, mancava sinora un testo che ripercorresse la Storia artistica della Basilica di Pompei».
Una delle parole che più ricorrono nel doppio volume è meraviglia. Non a caso, sin dal sottotitolo, l’Autore parla di “visioni del meraviglioso” e, quasi come dimostrazione dello stupore così familiare ai milioni di pellegrini che visitano la Basilica, le descrizioni si fondono alle tante, eloquenti, fotografie. Le vicende del Santuario s’incastonano in un affresco della Chiesa e del Paese così come si entra nel dettaglio di stili, forme, strumenti e scelte artistiche. Non ci si attenda però il testo freddo di un accademico, qui le nozioni sono mescolate a parole che rivelano una sorta d’innamoramento di fondo. È lo stesso autore ad essere catturato dalla bellezza del Santuario tanto da provare quella meraviglia, che è valore raro nei nostri tempi dove la rapidità ha dissolto la bellezza della contemplazione (quante volte Papa Francesco ci ha esortato a recuperare la meraviglia). Il Santuario è espressione del divino. Se così non fosse non sarebbe che un insieme di pietre, belle, ma null’altro. Qui c’è la presenza di Dio, questa è la sua casa. E come si può camminare veloci senza volgere lo sguardo ai dettagli del Tempio, dimora divina? Il doppio volume è un invito costante a fermarsi e guardare anche il minimo particolare. Ad esempio, il professore Tavarone dedica uno dei capitoli del primo volume alla Facciata dedicata alla pace universale descrivendo tra l’altro i due orologi, solare e meccanico, posti alle estremità della balaustrata in corrispondenza dei due finestroni laterali del secondo ordine. In merito a quello solare, datato 1900, realizzato su progetto dell’amico di Bartolo Longo, il professore Tarquinio Fuortes, docente al Collegio militare di Napoli, Tavarone scrive: “Fuortes elaborò una meridiana che traeva i propri criteri di misurazione dal corso dell’ombra e dalla prima fonte del cosmo, il sole.
 
Mentre tutti gli altri orologi presupponevano la presenza dell’uomo e la sua capacità d’invenzione, quello solare ne prescindeva». Viceversa l’altro orologio, meccanico, «rappresentava la forza della scienza, del tempo che si misurava con l’intervento umano e che misurava le attività umane».
Quanti di noi attraversano rapidamente il sagrato di Piazza Bartolo Longo ed entrano in chiesa senza, forse, aver mai visto quei due orologi? E, invece, la meraviglia nasce sempre dalla contemplazione, dal fermarsi e guardare come se il fermarsi non fosse considerato, al nostro tempo, una specie di cattiva abitudine. E, invece, se ci si fermasse, si scoprirebbero quei due orologi che ci dicono quali meraviglie possano nascere dall’uomo che sceglie di accogliere la volontà di Dio. Il Santuario è opera di uomini, guidati dal Beato Bartolo Longo e dalla Contessa Marianna Farnararo vedova De Fusco, ma nulla sarebbe stato possibile se non vi fosse stata la mano del Padre e l’intercessione della Madonna.
La prima parte del doppio volume descrive tutte le opere volute e fatte realizzare da Longo. L’Autore ricorda, nella premessa, che tra il 1933 e il 1942 furono modificati l’assetto strutturale e l’intero apparato decorativo della Basilica.
«Furono demoliti l’arco maggiore, le cappelle ai lati dell’unica navata, quelle presso gli ingressi laterali; furono abbattute la crociera, la cupola, l’area absidale e le tre sale che costituivano la sagrestia; smontati il Trono della Vergine e l’altare maggiore poi ricostruiti, nel nuovo contesto spaziale, con rilevanti modifiche e integrazioni. Furono salvate la navata centrale e le decorazioni, l’Organo monumentale, i cinque dipinti di Ponziano Loverini, commissionati dal Fondatore all’artista bergamasco». Molte le trasformazioni della Basilica avvenute nel corso degli anni tanto che restano pochi gli elementi riconoscibili del Tempio originario. Eppure – e nel testo questo è evidente – l’arte ha un fine superiore. È a servizio dell’evangelizzazione.
«L’Autore – scrive in proposito l’Arcivescovo Caputo – pone in rilievo quello che oggi è invisibile agli occhi, l’assetto della prima Basilica, rendendo merito, tra gli altri, all’architetto e ingegnere Giovanni Rispoli, che guidò i lavori, e allo sforzo di maestranze, tecnici e artisti. Certo l’aspetto artistico è funzionale all’intento principale. Bartolo Longo voleva che qui si pregasse e che, da questo luogo santo, si propagasse nel mondo il Santo Rosario». E d’altra parte il secondo volume ha inizio con il racconto degli albori del Novecento, quando il Beato fu in prima linea nel movimento che chiedeva il riconoscimento del dogma dell’Assunzione di Maria.
La storia di un Santuario, un cammino continuo, è strettamente legata alla vita concreta dei protagonisti e al contesto sociale. Parliamo di “cammino” e viene in mente la parola “sinodo”, traducibile con le parole “camminare insieme”. E si può davvero dire che la costruzione della Basilica sia stata espressione di una Chiesa che sa camminare insieme. Nel “viaggio” propostoci dal professore Tavarone s’incontrano le figure dei grandi artisti che, insieme al Beato, hanno contribuito a far sì che il Santuario fosse (e sia oggi) anche un grande museo d’arte: tra gli altri, oltre all’architetto Rispoli, i pittori Vincenzo Paliotti, Ponziano Loverini e Angelo Landi da Salò, l’autore degli affreschi che, nel 1942, resero la cupola a doppia calotta della nuova Basilica un “anticipo di Paradiso”.
2 Volumi, € 45,00 - avvincente.
“L’Opera di Valle di Pompei, come spesso abbiamo avuto accasione di mettere in rilievo, è sorta e si è ingrandita costantemente come una magnifica epopea di Religione insieme e di Carità, di Fede e di Beneficenza educativa. Le Opere della Fede sono state sempre un’ispirazione alle Opere di Carità, e le Opere di Carità, a loro volta, sono state sempre preludio di nuove manifestazioni di religione e di culto”. (Bartolo Longo)

*Scritti di Bartolo Longo - Edizione Critica - Primo volume

Alla sorgente della nostra storia

Il 18 novembre è stato presentato “Scritti di Bartolo Longo. Edizione critica. Piano editoriale”, il primo volume introduttivo di una collana che raccoglierà tutta la produzione, pubblica e privata, del Fondatore della Basilica e delle Opere di carità.
A parlarne l’Arcivescovo Tommaso Caputo e i professori Lino Prenna, pedagogista, docente della Pontificia Facoltà di Scienze dell’Educazione “Auxilium” di Roma, e Maria Carolina Campone, ordinario di Lingue classiche alla Scuola militare Nunziatella di Napoli
«Chiunque abbia visitato, almeno una volta, la Biblioteca e l’Archivio storico del Santuario, cercando le opere di Bartolo Longo, si è ritrovato dinanzi ad una mole imponente di scritti. Non parliamo solo delle annate de “Il Rosario e la Nuova Pompei”, il periodico che il Beato, valente giornalista ed editore, fondò nel 1884, o dei numerosissimi volumi che pubblicò come autore, ma anche di una straordinaria quantità di quaderni, fogli, lettere, cartoline. È una documentazione corposissima, custodita con premura, ma anche non trascritta né a macchina né in formati digitali».
Lo ha detto, nella serata di venerdì 18 novembre, nella Sala “Anastasio Rossi” del Santuario, l’Arcivescovo di Pompei, Monsignor Tommaso Caputo, nell’introdurre la presentazione di “Scritti di Bartolo Longo. Edizione critica. Piano editoriale”, il primo volume di una collana che raccoglierà tutta la produzione, pubblica e privata, del Fondatore della Basilica e del[1]le Opere di carità. Dopo l’indirizzo di saluto del Prelato ne hanno parlato il professore Lino Prenna, pedagogista, docente della Pontificia Facoltà di Scienze dell’Educazione “Auxilium” di Roma, e la professoressa Maria Carolina Campone, ordinario di Lingue classiche alla Scuola militare Nunziatella di Napoli. Entrambi fanno parte del Comitato scientifico e redazionale e del Coordinamento dell’opera, un lavoro, suddiviso in sei sezioni, che formerà una vera e propria collana di diversi volumi. I due docenti hanno messo in risalto alcuni aspetti della figura del Beato Bartolo Longo, un precursore in molti contesti della conoscenza. Il professor Prenna ne ha ricordato la pedagogia innovati[1]va: Longo andava contro il pensiero comune del suo tempo che considerava scontato che il figlio di un delinquente non potesse che diventare come il proprio genitore.
Il Beato, invece, educava i figli e li rendeva diversi dai padri, anzi attraverso i piccoli educava anche i padri. La professo[1]ressa Campone ha invece parlato del Longo, mistico, ma anche linguista, meticoloso curatore della lingua utilizzata nella redazione dei suoi testi e profondo conoscitore della letteratura, da Tacito a Torquato Tasso, per arrivare finanche a Niccolò Macchiavelli. La lingua aveva per Longo anche un valore civile e sociale in un’Italia che, tra fine Ottocento e inizio Novecento, appariva divisa anche per la diversità dei linguaggi oltre che per l’analfabetismo diffusissimo nel Meridione. «L’Edizione critica – ha proseguito l’Arcivescovo – ci consentirà di andare alla fonte primaria, alla sorgente della nostra storia.
La suddivisione del volume ci agevola nella comprensione ed è una scelta quanto mai opportuna quella di inserire gli scritti in sei sezioni diverse: gli scritti storici d’occasione e religiosi, gli scritti spirituali, gli scritti pedagogici, gli scritti letterari, l’epistolario e, infine, i “Quaderni dell’anima”.
Ad avvalorare ancora di più il testo è il fatto che le parole del Beato siano commentate attraverso una “lettura critica”, una sorta di lente che ci consente di focalizzare l’attenzione su parole, fatti, personaggi. Quella lente è proprio nelle mani di chi ha accolto, con entusiasmo, l’invito a far parte del Comitato scientifico e redazionale».
I libri e gli scritti di Bartolo Longo, quelli già pubblicati in antiche e numerose edizioni, sono ricchissimi di particolari, fondamentali per comprendere la storia della Nuova Pompei, del Santuario, delle Opere di carità, ma anche del Meridione d’Italia, del Paese, dell’Europa e, per certi versi, del mondo intero.
Sono documenti preziosi capaci di “dipingere” un vero e proprio affresco storico. Ne deriva la certezza che, tra i testi non pubblicati, possano ritrovarsi tesori inestimabili in ogni pagina, ogni riga, ogni parola. Non tutto è stato ancora pubblicato. Parliamo di appunti, ritagli, pagine di quaderno.
Ogni giorno di ricerca ci porta a scoprire il pensiero di Bartolo Longo, che sembra quasi parlarci qui ed ora. La straordinaria attualità delle sue idee e della sua azione ci dà indicazioni per il presente, per la nostra vita concreta, ma emergono anche tracce per continuare a promuovere il carisma del Beato. Né si può trascurare che il portare alla luce questi testi, un po’ come fanno i cercatori d’oro, possa avere una sua rilevanza anche nel processo di canonizzazione del Beato: più si cerca tra i suoi scritti e più si comprende quanto profonda e radicata fosse la sua fede.
(Articolo: Domenico Lauria)

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